In ricordo di Dionisio Arce

Nel 2017 Tuttonovara ricorda, nell'anniversario della nascita, i calciatori, gli allenatori, i dirigenti e i membri dello staff del Novara Calcio che ora sono nell'Azzurro del cielo (al 07.08.2016)
14.06.2017 12:30 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: it.wikipedia.org-enciclopediadelcalcio.it
Dionisio Arce
Dionisio Arce
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Il 14 giugno 1927 nacque a San Juan Bautista de las Misiones, in Paraguay, Dionisio Arce, che morì il 5 novembre 2000 a Bracciano, comune della provincia di Roma, nel Lazio, all'età di 73 anni.

Alto 1,78 per 79 kg., giocò a calcio come attaccante nel ruolo di ala dal 1946 al 1961. Fu poi allenatore di calcio (dagli anni '60 al 1975). 

Tuttonovara gli rivolge un caro ricordo.

 

Caratteristiche tecniche

Dionisio Arce era un attaccante veloce ed abile nel dribbling, di corporatura minuta, con la possibilità di calciare il pallone violentemente.

 

Carriera

Dionisio Arce iniziò la carriera in patria con lo Sportivo Luqueño, dal 1946 al 1949.

In quegli anni esordì anche nella propria Nazionale, con cui nel 1949 realizzò una tripletta contro il Cile. 

In patria fu subito molto amato tant'è che i tifosi bucarono le gomme del pullman che lo stava portando ad Asunciòn per prendere l'aereo, volendo impedirgli di partire per l'Italia. Nel dicembre del 1949, a campionato iniziato, venne infatti acquistato dalla Lazio​, pur non avendosi di lui molte notizie, se non che era soprannominato la Perla di Asuncion. Per acquistarlo, la società biancoceleste sborsò 15.000 dollari, una bella cifra all'epoca. Fece il suo esordio in biancoceleste il 12 febbraio 1950 nella gara vinta per 4-0 contro il Padova. Fu immediatamente chiaro che si tratta di un giocatore fortissimo. Dotato di straordinarie doti tecniche, quando partiva palla al piede era difficile levargliela. Il suo grande problema era però il carattere. Non riusciva proprio a resistere alle provocazioni e quando l'arbitro sbagliava perdeva spesso la testa. Le squalifiche si accumulavano una dietro l'altra e rendevano vane o quasi le sue prodezze in campo. La piazza biancoceleste si divise presto in due partiti, fieramente contrapposti. Un giornale dell'epoca riportò addirittura la notizia di una clamorosa rissa scoppiata nel pieno centro di Roma proprio a proposito della sua persona. E i suoi sostenitori arrivarono incredibilmente a vociferare di un rapporto tra il tecnico Sperone e la moglie di Norberto Höfling, suo diretto rivale per uno dei ruoli di attacco, che sarebbe stata alla base delle sue ricorrenti esclusioni. A questo si aggiungevano i suoi sempre più difficili rapporti con gli arbitri. Il 22 ottobre 1950, durante Lazio-Sampdoria, tirò una pallonata sul volto dell'arbitro Massai di Pisa, dopo che la sua squadra aveva subito su autorete il gol che avrebbe sancito il 2-2 finale, in una gara in cui, secondo il Corriere dello Sport, si era dimostrato il migliore della sua squadra ed in cui aveva segnato il gol del momentaneo 2-0; venne di conseguenza squalificato per cinque giornate. Scoppiò una bufera e praticamente tutto l'ambiente decise di dividere i suoi destini da quelli di Arce. In queste condizioni, divenne difficile gestirlo e, dopo sole due stagioni, la Lazio decise di separarsi da lui, con grave malcontento dei suoi supporters. Con la maglia della Lazio aveva collezionato 28 presenze con 9 reti.

Nel 1951 andò così al Napoli, ove però non riuscì a rendere molto. Con gli azzurri collezionò solo 11 presenze segnandovi 2 reti in un campionato concluso dalla squadra al sesto posto in Serie A.

Nel 1952-53 passò alla Sampdoria, dove andò ancora peggio, tanto che si trattò in sostanza di una annata buttata via. 

A questo punto, si presentò il Novara ad offrirgli una ultima possibilità, che lui decise finalmente di non sciupare. Negli anni a Novara (dal 1953 al 1956), riprese a giocare da par suo e sembrò mettere la testa a posto, sino a diventare un punto di forza della squadra. Con Silvio Piola come compagno, giocò per tre stagioni scendendo in campo 71 volte e realizzando 22 reti.

Passò quindi al Torino, che retrocesse per la prima volta in Serie B nel 1958-1959. Con i granata restò per tre anni, giocò 69 partite, segnandovi 19 reti; rimase anche coinvolto, come gli altri compagni di squadra, in polemiche che lo portarono all'essere multato e messo per un certo tempo fuori rosa, eccellendo comunque anche in maglia granata.

L'anno successivo retrocesse nuovamente con il Palermo dove giocò 27 partite segnando 3 reti negli anni dal 1959 al 1961.

In carriera totalizzò complessivamente 200 presenze e 56 reti in Serie A e 5 presenze in Serie B.

Allenatore

In seguito al ritiro Dionisio Arce aprì una attività commerciale a Bracciano ed al tempo stesso rimase nel mondo del calcio aiutando il presidente della squadra locale nella forma di allenatore-giocatore.

Allenò quindi formazioni minori quali TuscaniaCerveteri e Montespaccato ma anche Avezzano e Spoleto.

 

Ecco in sintesi la carriera di Dionisio Arce. Nell'ordine sono indicate la/e stagione/i, la squadra di club (con → sono segnati i prestiti), il numero di presenze in campionato e, tra parentesi, il numero di gol segnati:

Giocatore

Squadre di club

1946-49 - Sportivo Luqueño - ? (?)
1949-51 - Lazio - 28 (9)
1951-52 - Napoli - 11 (2)
1952-53 - Sampdoria - 5 (0)
1953-56 - Novara - 71 (23)
1956-59 - Torino - 70 (19)
1959-61 - Palermo -27 (2)

Nazionale

1949 - Paraguay - 7+ (7+)

Allenatore

19?? - Tuscania
19?? - Cerveteri
19?? - Montespaccato
1972-73 - Avezzano
1974-75 - Spoleto