L'editoriale di Vittorio Galigani del 18.09.14

Vittorio Galigani, esperto dirigente calcistico, già Direttore Sportivo oltre che Direttore Generale in numerosi club professionistici dalla Serie A alla ex Serie C è editorialista per TuttoLegaPro.com
18.09.2014 17:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttolegapro.com
Vittorio Galigani
Vittorio Galigani

 

 

Il ritorno delle squadre in campo sembra aver cancellato, con un colpo di spugna, simbolico, tutte le traversie del calcio italiano. Lo spot pubblicitario della nazionale di Conte, che si esalta con le prestazioni dei giovanotti del Sassuolo, ha poi riposto nel dimenticatoio la pessima figura rimediata da Prandelli (per inciso, promesso sposo dal marzo scorso al Galatasaray, dimissioni di facciata a parte) ai mondiali del Brasile. Giustamente, da buon popolo di sognatori e naviganti, non ci hanno meravigliato neppure le manovre di corridoio che hanno portato Lotito ai vertici della Federcalcio.

 

Lotito che dipinge pubblicamente Tavecchio come presidente del “fare” supera ogni confine dell’ ilarità. Nulla di personale nei confronti del nuovo (!?) presidente della Figc, ma mai pensavo che la persona eletta a rappresentare il calcio italiano, a livello mondiale, avesse bisogno di un “tutor”. Non deve suonare come offesa, ma la sensazione data all’ esterno non è delle più gratificanti. Non siamo certamente ben rappresentati. E la prima conferma si è avuta la settimana scorsa quando l’ Uefa è sbarcata a Roma per parlare di lotta al razzismo. Carlo Tavecchio che avrebbe dovuto rappresentare l’ Italia ha preferito eclissarsi davanti a Michel Platini ed a duecento delegati Uefa giunti da tutto il continente. Eppure la Federazione era il promotore dell’ evento ed il Grand Hotel Parco dei Principi, dove si è tenuto il convegno, dista solo un tiro di schioppo da via Allegri. 

Guarda caso, però, chi ha vestito i panni dell’ ospite d’ onore è stato proprio Andrea Agnelli, acerrimo nemico di Tavecchio nella recente campagna elettorale. Platini, con eleganza, ha voluto glissare sulla persona del neo presidente, calcando però la mano sullo sdegno e lo stupore provocato da quelle sue parole. Di certo l’ imbarazzo a livello mondiale rimane. La rilevante assenza di Tavecchio costituisce un’umiliazione per il calcio italiano e per il nostro Paese. Spontaneo, a questo punto, interrogarsi sul dove sia finita la credibilità della guida del calcio italiano.

Permane un grande punto interrogativo sul ruolo recitato in Federazione da Lotito e sui futuri componenti del governo del calcio. Le idee, al momento, sono tante e confuse. La risposta del presidente della Lazio all’ amministratore delegato della Juve Marotta, che lui si confronta soltanto con i suoi omologhi, lascia il tempo che trova. Una via di fuga presuntuosa e prosopopeica, ad effetto, davanti alle telecamere.

Certamente non spetta a Lotito esprimersi sulla composizione dei futuri organici delle Leghe professionistiche. Quell’ accenno ai quaranta posti in Lega Pro è di una infelicità totale. Paragonabile solo alla sua capacità, indiscussa, del voler apparire a tutti i costi per dimostrare. Al fianco di Tavecchio sempre. Sulla panchina della nazionale di calcio prima. In una cena barese al tavolo con Antonio Matarrese e Gianluca Paparesta ancora. In quest’ ultimo caso come per dare corpo, pesantemente, come nel suo stile, alle voci di corridoio che lo vorrebbero proprietario di una buona fetta del capitale sociale della Società del capoluogo pugliese. Palese, anche in questo caso, il suo interesse a scoraggiare l’ inserimento delle squadre B nella terza serie. I tanti trasferimenti da Lazio a Salerno e la fresca nomina di Antonelli a diesse del Bari anticipano le mosse dei suoi “desiderata” per l’ apertura ufficiale alle multi proprietà anche nel mondo del calcio. 

A monte di tutte le considerazioni, emerge un fatto eclatante che alimenta un grande dubbio per il quale è doveroso interrogarsi. Claudio Lotito, che è persona scaltra e capace, si muove nelle stanze di via Allegri con la leggerezza di un elefante in un negozio di porcellane. Il suo “potere” cresce, comunque, giorno dopo giorno. Tutti ne sono coscienti. Nel presente la schiera dei suoi alleati è numerosa. In pochi si oppongono al suo modo di strafottente comportarsi. Presidenza del Coni inclusa.

L’ardua risposta ai posteri. Il tutto per concordata sudditanza o perché è stato deciso di “bruciarlo”, a fuoco lento, sulla graticola ? 

Vittorio Galigani