L'editoriale di Nicolò Schira del 1° novembre 2014

01.11.2014 12:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttolegapro.com
Nicolò Schira
Nicolò Schira

Un bel tacer non fu mai scritto. Non vogliamo risultare blasfemi nello scomodare sommi e illustri poeti per addentrarci, sinotticamente, nelle pieghe coinvolgenti il Monza. Sarebbe semplice e forse scontato sottolineare che quanto avevamo evidenziato e smascherato nelle scorse settimane, si sia poi puntualmente verificato. La situazione è grave e preoccupante per uno dei club più gloriosi della terza serie. Purtroppo avevano ragione coloro che venivano bollati come dispensatori di "stronzate" - testuale cituazione di un dirigente durante una conferenza stampa a Monzello un paio di settimane fa - poichè avevano scoperchiato la crisi societaria ed economica nella quale era sprofondata la società biancorossa. Raccontandovi l'episodio della rinuncia degli stipendi operata dai calciatori della squadra monzese ci eravamo pure beccati violenti insulti da parte di un dirigente. Parole talmente dure e volgari da far arrossire anche il più sboccato facinoroso dei saloon di Caracas. Alla faccia dei confronti civili e della possibilità di interfacciarsi educatamente. Improvvisamente martedì scorso un clamoroso dietrofront, sempre nella sala stampa di Monzello, dove è stato ammesso il mancato elargimento di una mensilità ai tesserati, al fine di salvaguardare l'aspetto sportivo e non incorrere in penalizzazioni di classifica. Incredibile, verrebbe da dire. Ammissione di colpevolezza retroattiva direbbero coloro che masticano linguaggi da giuristi. Eppure erano calunnie e falsità a detta di qualcuno. Una retromarcia da far arrossire anche il più sfrontato dei voltagabbana. Sarebbero state lecite e corrette delle scuse nei confronti di quei cronisti che nei giorni scorsi a Monza e nel resto della penisola hanno fatto semplicemente il loro mestiere, venendo altresì osteggiati e apostrofati maleducatacamente. Invece è andato in scena un piagnisteo sui costi da sostenere per disputare una Lega Pro ad alti livelli. Come se qualcuno avesse obbligato la sottoscrizione dei contratti stipulati in questi mesi. In attesa di conoscere e scoprire gli sviluppi che prenderà l'inchiesta della Polizia Federale brasiliana riguardante il presidente Armstrong-Emery e la sua società Echouse, in Brianza si respira un'aria pesante. La preoccupazione di scomparire a fine anno non è più una boutade, ma rischia di poter diventare uno scenario, terribilmente, reale. Al momento non ci sono imprenditori concretamente interessati pronti a intervenire e a rilevare un club, che vanterebbe inoltre pesanti passivi di bilancio e con parecchi calciatori legati da contratti plueriennali a cifre elevatissime. Qualche sondaggio e nulla di più da un paio di imprenditori lombardi, anche perchè prima devono essere studiati e analizzati dettagliatamente i libri contabili della compagine. Difficile anche fare cassa con i gioielli: la stella più luminosa del firmamente monzese, Alessio Vita, è in scadenza nel giugno 2015 e con i suoi rappresentanti è rottura da mesi. Un calciatore del genere a parametro zero fa gola a mezza Serie B ed è già stato sondato da un paio di società della massima serie. Rieccheggiano ancora le parole di Andrissi ed Asta a maggio, in occasione dei loro addii. La cacciata di uno degli artefici dell'ultimo brillante biennio, congiunta alla partenza del tecnico (oggi primo in classifica col Bassano) erano i primi segnali di un progetto tutto da decifrare. La mancata conferma di parecchi elementi della scorsa stagione, che proprio in queste ore si sono tolti i classici sassolini dalle scarpe, è stata deleteria. La speranza è una squadra del genere, per quello che rappresenta storicamente, riesca ad avere un futuro all'altezza del suo glorioso passato. Tutto può ancora accedere e giugno è ancora, sufficientemente, lontano. Da capire intanto le volontà di molti calciatori a gennaio: al di là di alcuni indottrinati nelle dichiarazioni ufficiali, parecchi giocatori si stanno lecitamente guardando intorno. Si salvi chi può...

Se in Brianza si piange, in riva al Ticino si sorride. Non tutti i mali vengono per nuocere e dopo un'annata da film horror conclusasi all'ultimo posto, il Pavia è tornato a brillare. Merito della nuova proprietà cinese. All'inizio era lecito nutrire scetticismo nei confronti degli ennesimi imprenditori stranieri sbarcati nel nostro calcio. I precedenti storici discordanti creavano curiosità e aspettative nei confronti della Shangai Pingyi Equity Investiment, società che aveva rilevato in toto le quote della formazione lombarda. Era il 3 luglio e quasi un trimestre dopo si può già operare un primo bilancio. Lusinghiero e brillante per chi al suo avvento aveva trovato una significativa situazione debitoria, ammontante nell'ordine di 1,9 mln di euro. Immediatamente il patron Zhu insieme ai suoi collaboratori ha ripianato il passivo per oltre 1,2 mln; mentre il restante deficit dovrebbe essere estinto dalla famiglia Zanchi. Nel frattempo è stata costruita una squadra importante in sede di mercato dal diggì Londrosi, quest'ultimo sognava da anni il ritorno nel calcio professionistico al timone del suo Pavia. Un anno fa aveva capeggiato una cordata che aveva tentato di rilevare le quote di maggioranza della società. Un pavese leader nella compagine della propria città, sfida intrigante quanto affascinante. Impossibile non coglierla. Le minestre riscaldate - si sa - non sono mai buone, ma a distanza di dodici anni dal suo addio al club di via Alzaia ci sono tutti i presupposti per sfatare i luoghi comuni, affinchè il futuro sia più brillante di un passato che aveva comunque visto Londrosi timoniere di un Pavia, arrampicatosi dall'Eccellenza alle soglie della zona Playoff nell'allora Serie C2. Colpi di alto livello quali Soncin, Cesarini e Ferretti hanno, infatti, riaccesso l'entusiasmo di una piazza che da anni soffriva di nostalgia verso gli anni d'oro della gestione Calisti, con la Serie B sfiorata per due anni consecutivi. Il Professore è salito in cattedra in sede di mercato, allestendo un organico dalle potenzialità rilevanti. Tutto ciò, sommato alla solidità della proprietà cinese, autorizza sogni di gloria: l'obiettivo è la promozione in cadetteria nell'arco di un biennio. Nel frattempo la squadra appare già competitiva per le prime posizioni. Maspero al primo anno nei professionisti si sta dimostrando sufficientemente elastico: in tal senso si spiega l'accorgimento tattico della difesa a quattro per tamponare l'emorragia di gol subìti. Non a caso con il nuovo schema la retroguardia azzurra ha incassato zero reti negli ultimi centottanta minuti di campionato. Una potenza economica dirompente quella cinese, pronta a nuovi investimenti - qualora venga ritenuto necessario dai dirigenti - a Gennaio per rinforzare ulteriormente l'organico pavese. Il pubblico è in continuo aumento, gara dopo gara, a suffragare la bontà del nuovo progetto. Non a caso Zhu e il suo staff stanno studiando l'acquisizione anche di una compagnia aerea come la Meridiana. Investimenti pesanti sul mercato italiano, calcistico e non solo. A testimonianza di come l'opera iniziata in estate sia ancora un work in progress, pronto però a decollare definitivamente nei prossimi mesi.

Potrebbero diventare i panda del mondo del calcio. Una specie protetta, da difendere e tutelare dai bracconieri pallonari. Inevitabile pensare ai direttori sportivi. Ogni anno la categoria aumenta sensibilmente con i corsi di Coverciano ma le squadre sono sempre meno. Fosse solo questo il problema, si tratterebbe di un affanno comune che coinvolge anche allenatori e calciatori. Invece molti diesse non si sentono tutelati dal sistema burocratico e regolamentare. Due anni fa era stato introdotto l'obbligo di tesseramento per ogni società professionistica di un direttore sportivo. Situazione aggirata ultimamente con l'equiparazione in tale ruolo da parte di segretari e presidenti, che possono farsi carico di tale incombenza. Il tutto a scapito dei diplomati e diplomandi Adise, che si vedono sempre più superati e scavalcati da pseudo consulenti provenienti non si sa da dove e con quali reali conoscenze del sistema. Senza dimenticare che in molte piazze stanno prendendo piede e potere i procuratori, ormai assimilati al ruolo di direttori sportivi da diversi patron che affidano loro l'intera gestione dell'area tecnica. Molti dei quali assolvono in prima persona al compito che si a qualche tempo fa spettava ai direttori. A questo punto l'interrogativo è lecito, anche dinanzi alla deregoulation che investirà dal prossimo 1 aprile la figura degli Agenti Fifa, serve ancora la specializzazione dei ruoli e frequentare il tempio di Coverciano per poi essere scavalcati da persone aventi altre, almeno in apparenza, competenze ? Molti direttori sportivi sono sul piede di guerra e presto potrebbe esserci una presa di posizione forte ed ufficiale in tal senso...

Nicolò Schira