IL PUNTO del 26.06.2023 di Ivan Cardia - Caso Lecco e non solo, sorpresa e attese. Riammissioni o ripescaggi ? La presa in giro è dietro l’angolo

26.06.2023 09:40 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Ivan Cardia
Ivan Cardia

Fiato sospeso a Lecco. Ricapitoliamo brevemente per i meno attenti. La società lombarda non giocherà comunque in Serie C: a pochi giorni dalla festa promozione, la gioia si è trasformata in ansia. È successo perché lo stadio Rigamonti-Ceppi non è a norma per la B e l’accordo per il trasloco in quel di Padova è stato raggiunto troppo tardi rispetto alle - rigide - normative federali. Così, si aprono due strade in un clima di grande tensione e apprensione della tifoseria: B o D. Paradiso o inferno. 

Facciamo anche un po’ di chiarezza, dato che in giro se ne leggono di ogni. Intanto, qualcuno ha sostenuto che il Lecco possa essere escluso per 500 posti in meno del previsto. Ecco, no: la capienza è l’ultimo dei problemi dello stadio, dopo i tornelli da fare, l’impianto d’illuminazione da rifare, questioni di viabilità pubblica che non si risolvono in due giorni. E qui sta un punto: se è vero che essere esclusi sarebbe mortificante per quello che a livello sportivo tutto il club, dalla proprietà al tecnico alla dirigenza ai giocatori, ha ampiamente meritato, è altrettanto difficile pensare che non ci si potesse svegliare prima. Il Lecco quest’anno ha sorpreso tutti, a questo punto anche i suoi vertici, ma affrontare una finale di ritorno dei playoff senza ancora aver risolto la questione stadio - non a parole: augurare il peggio a Galliani per cose che forse ha detto e forse no non risolverà nulla, mentre scripta manent - è una leggerezza imperdonabile. Ci auguriamo, sia chiaro, che Lecco e il Lecco non debbano pagarla perché, ripetiamo, a livello sportivo la promozione è ultra meritata.

Per inciso, la questione potrebbe servire come nuovo, ennesimo, campanello di allarmi sulla situazione degli stadi italiani, al limite dell’insostenibile se non oltre. Serve arrivare a qualche catastrofe ? Al paradosso ci siamo già, nelle serie minori l’Aglianese chiede di giocare a Pistoia e la Pistoiese ad Agliana. La situazione è molto grave ma tuttavia non seria, siamo alle solite. Intanto ci si candida all’Europeo per rifare gli stadi e non si rifanno gli stadi per candidarsi all’Europeo.

Torniamo ai fatti nostri, cioè pure quelli del Lecco. Il presidente Marani ha proposto, per ora solo in maniera informale, di cambiare una parte delle NOIF, le norme che regolano il funzionamento del calcio in Italia. Anche qui, proviamo a ricapitolare nella maniera più sintetica (e quindi meno tecnica) possibile. Partiamo dalla differenza tra riammissione e ripescaggio: entrambe le ipotesi partono dalla mancata iscrizione di una squadra al campionato a cui avrebbe diritto nella stagione alle porte. Con la riammissione, subentra la prima tra le retrocesse nel campionato appena concluso. Il ripescaggio premia invece in base ad altri requisiti, più elaborati anche nel tempo. In generale, per Serie A e B la riammissione è il criterio principale e al ripescaggio si dà luogo in misura marginale; per la Serie C, invece, sono molto più ampie le casistiche dei ripescaggi rispetto a quelle delle riammissioni. Ci torneremo.

Nello specifico, la proposta di Marani parte proprio dal caso Lecco. A oggi, se i lombardi dovessero “saltare”, toccherebbe al Brescia giocare la B e non al Foggia, proprio perché la riammissione tutela maggiormente le squadre retrocesse. Quella di Marani è ovviamente una valutazione di parte - sostenere le ragioni del Foggia oggi equivale a sostenere le ragioni della Lega Pro in futuro - ma è difficile non condividerla. È infatti del tutto controintuitivo premiare chi è retrocesso rispetto a chi ha mancato di poco la promozione. Tanto più che la situazione del Lecco non ha influito in alcun modo sulla stagione del Brescia, mentre su quella del Foggia decisamente sì. Se la proposta avrà un seguito, lo vedremo. È complicato, come a livello politico lo sono tutte le ipotesi di riforma,  fin qui schiantatesi sulla incomunicabilità tra le componenti federali. Per rinforzarla, si potrebbe semmai pensare di subordinare la partecipazione ai playoff di Lega Pro alla certezza di avere uno stadio per la B. Anche questo, però, non è facile, considerato che si parla di 28 società. 

La riflessione ulteriore, sempre legata alla differenza di lana caprina che spesso corre tra riammissione e ripescaggio, riguarda ancora più da vicino la Lega Pro. E crea ingiustizie ancora maggiori. Ripartiamo dalle due ipotesi, applicate in questo caso alla sola Serie C: in pratica, si ha riammissione al posto di una società che non presenta domanda di iscrizione. In (quasi) tutti gli altri casi, spazio ai ripescaggi. Parliamo di attualità: delle 60 società aventi diritto all’iscrizione al prossimo campionato, una sola non ha presentato domanda, il Pordenone. Al suo posto, sarà riammesso il Mantova, primo delle retrocesse. Poi stop, solo ripescaggi, che alternano seconde squadre, retrocesse dalla C e società di D. In più, escludono chi è stato ripescato o riammesso o ha subito penalizzazioni negli ultimi cinque anni. Peccato che nelle altre 59 domande ve ne siano alcune - non serve fare nomi, cercateli fra quelli già circolati - con zero possibilità di essere accolte.

La risposta definitiva arriverà dalla FIGC entro il 30 giugno.

Vi siete persi ? Facciamola semplice: il Pordenone, non avendo alcuna possibilità, non si iscrive. Altre società, pur non avendo allo stesso modo alcuna possibilità, si iscrivono comunque. Risultato: impediscono l’accesso a chi sportivamente ne avrebbe diritto, ma magari ha preso tre punti di penalizzazione quattro anni fa con un’altra proprietà. I playout diventano così un mix tra lotteria e presa per i fondelli. E se da un lato è vero che i ripescaggi danno maggiori garanzie sulle società coinvolte, e consentono anche l’ingresso di eventuali seconde squadre, d’altro canto però basare tutto sulla differenza minima tra non presentare una domanda di iscrizione e presentarla pur sapendo che non sarà mai accettata ci sembra mortificare ancora di più la competizione sportiva. Approfittando dell’ottimo spunto sul caso Lecco, si potrebbe approfondire anche questa questione.

Ivan Cardia

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