Il calcio italiano è in fuorigioco, senza VAR che lo salvi (di Claudia Marrone)

Nata nello stesso anno dei "Simpson", pensando che questo non sia un caso, collaboratrice di TuttoC.com e TuttoMercatoWeb.com, se capita anche in radio e tv, appassionata di calcio, quello vero
27.09.2018 11:00 di  Roberto Krengli  Twitter:    vedi letture
Fonte: tuttoc.com
Claudia Marrone
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Nella raccolta Le Piccole Virtù, la scrittrice Natalia Ginzburg, parlando dell'Italia, dice che “È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana”: raccolta pubblicata da Einaudi nel 1962. 46 anni dopo è forse cambiato qualcosa ?

Non entro nel merito della politica del paese, non è TuttoC.com la sede opportuna, ma come ho detto spesso, riprendendo la frase del mio collega Antonio Scuglia, “Il calcio non è il male dell’Italia, ma il suo specchio più fedele si”: ecco perché credo che la frase della Ginzburg si adatti perfettamente al panorama calcistico italiano.
Perché, anche quando dopo mesi e mesi di tribunali vuoi parlare di calcio, perché un campionato è ripreso – mozzo e al limite del lecito, ma è ripreso -, accade qualcosa che ti fa alzare gli occhi al cielo, occhi pieni zeppi di amarezza. I miei. Ma non di rassegnazione, perché, e anche questo ve l'ho già detto, zitta proprio non so starci, e quella deriva che vedo, voglio raccontarvela. Voglio dirvi quello che vedono i miei occhi: che non è la verità assoluta, ci mancherebbe, solo una condivisione di pensiero.

Il tutto perché alla fine la deriva si è vista anche in campo, a partire con le cheerleader in quel di Vicenza: le Vicenza Girls in sostituzione dei raccattapalle, 15enni in shorts succinti e schiena scoperta. Ok, le ragazzine vanno sempre vestite così e a me, che sono dell'idea che ogni singola persona possa usare a proprio piacimento il proprio corpo, sta bene se lo fanno per il gusto/volontà/desiderio di apparire, no se deve essere una divisa imposta. Perché il problema è quello, imporre una divisa scosciata per...per cosa ? E non finisce qui, Pisa è data alle fiamme da un pazzo piromane nella tarda serata di lunedì 24 settembre, Calci, Vecchiano, Avane, San Rossore e con loro Massarosa, emanano solo fumo e fuliggine, 700 persone sono sfollate e la natura è distrutta: ma cosa si fa il giorno seguente, con i vigili del fuoco impegnati nel domare la furia di uno scellerato ? Si fa giocare Pisa-Arezzo, in terra pisana, perché, in buona sostanza, le autorità di Pubblica Sicurezza non hanno predisposto il rinvio al netto della richiesta del Pisa, comunque non accolta dall'Arezzo. “In quel momento noi non potevamo decidere nulla: è la Questura a decidere per l'ordine pubblico. Ci siamo trovati impreparati. Quando siamo arrivati allo stadio ci è stata data notizia. Non è che l'Arezzo non ha voluto rinviare la partita”, queste le parole del DG amaranto. Eh va beh !

Eccoci però al punto dolente della settimana, la sentenza del TAR. Come spiegato attraverso un tweet dall'avvocato Di Cintio. le udienze sui ricorsi presentati dai vari club si sono tenute, ora è attesa per la sentenza. Oggi ? Forse. Ma ricordiamo: se il TAR dovesse dar ragione alle cinque società che vogliono la B, sarebbe tutto nuovamente nelle mani del Collegio di Garanzia, che si esprimerà il 28 settembre, in caso contrario si dovrà attendere il TFN, pronto sempre per il 28 del mese. Come se ci fosse tempo per poter aspettare ancora. La Repubblica delle banane, fu definita l'Italia, nel corso di un'intervista con la sottoscritta, dal patron della Pro Vercelli Massimo Secondo. Santo uomo, uno tra i pochi che, sempre con educazione e rispetto, ha fatto nomi e cognomi: non c'è niente di male neppure a crossare il discorso, ma l'essere diretti ogni tanto fa anche bene.

Diretti come è stato l'ex presidente della FIGC Tavecchio nel bocciare un'eventuale candidatura del DG e AD della Juventus Marotta alla presidenza della Federazione (presidenza FIGC, altro tema caldo), “la Juve non può avere le mani ovunque”. E questo alla fine è vero, poco conta che Marotta faccia parte della squadra che è riuscita a portare in Italia il più grande campione del post Maradona (non sono sponda Messi, e neppure una di quella che si culla sul “godeteveli tutti e due”, io – forse stolta - mi schiero !). Tavecchio, però, è un "conoscente" di Lotito, tra i personaggi più chiacchierati dell'estate: non sono in grado di dire se Balata, il presidente della Lega B, abbia effettivamente accolto alcune indicazioni dal patron della Lazio per una B a 19 squadre, ma è cosa appurata che Lotito sia il presidente della Lazio e il co-patron della Salernitana. E che la Seleco, sponsor dei laziali, sia la proprietaria del Pro Piacenza, e che li siano finiti tanti calciatori di Lazio e Salernitana.
Non c'è niente di male a riportare la realtà, dei fatti, come dice Secondo, si sta solo prendendo atto di quanto accade. Sperando che anche gli altri abbiano la coerenza di non giudicare terzi se i propri amici fanno le cose che ci fanno storcere il naso solo se compiuti da chi ci è estraneo: nel calcio come nella vita.
Ma vi ho annoiato fin troppo, delle elezioni federali, che si terranno il 22 ottobre e per le quali a Roma si è tenuto un incontro tra i “ribelli” e Abete (con l'AIC che ha lasciato il famoso 73%), ne parleremo un'altra volta.

Claudia Marrone