Giovanni Udovicich, la bandiera più bandiera del Novara ... l'Editoriale di Simone Balocco

17.01.2018 16:00 di  Simone Balocco   vedi letture
Fonte: cittadinovara.com
La Curva Nord
La Curva Nord

Da questa estate in Curva Nord, il feudo del tifo del Novara Calcio, oltre alla bandiera del gruppo “Nuares”, sventola un vessillo bianco con l'effige di un giocatore con la maglia azzurra degli anni Settanta.

Se per i millennials quel volto molto caratteristico (viso da duro e “pelata”) è sconosciuto, per chi ha visto giocare il Novara tra il 1958 ed il 1976 non solo ha riconosciuto il volto di quell'ex giocatore, ma ne ha ripercorso con orgoglio la carriera. Una carriera solo ed esclusivamente con la maglia del Novara indosso, una vera bandiera: Giovanni Udovicich.

Udovicich è un novarese d'adozione, essendo nato nell'allora italiana Fiume il primo giorno del 1940. A sei anni dovette lasciare la sua terra natale perché cacciato dagli jugoslavi titini che non volevano italiani nel territorio che da pochi mesi era diventato la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. In quella parte allora di Italia, tra il luglio 1943 fino all'esodo giuliano-dalmata-polano, ancora prima della firma del trattato di pace di Parigi (10 febbraio 1947), le autorità partigiane comuniste di Josip Broz (detto “Tito”) presero il potere in tutto il territorio della Venezia Giulia, usando violenze contro gli abitanti di quelle zone. Con la firma del trattato di pace, nacquero la “Zona A “ italiana e la “Zona B” jugoslava di Trieste: in quest'ultima entrarono a far parte i territori provinciali di Fiume, Zara, Pola e parti delle province di Trieste e Gorizia. Entrarono coattivamente nel nuovo Stato oltre 300mila persone, mentre i restanti 200mila emigrarono verso occidente, Italia in primis.

Per molte famiglie fu dura la vita: persero tutti i loro averi (e la dignità) e dovettero lasciare la terra dei loro avi e dove erano nati e cresciuti. Come gli Udovicich, dovettero scappare da quei territori migliaia di famiglie verso altre città d'Italia, tra cui Novara. Giovanni partì con il padre ex meccanico in una raffineria, la madre casalinga e i due fratelli maggiori.

Dopo aver ricevuto una risposta negativa sull'approdo a Genova, gli Udovicich arrivarono a Novara e stettero alla “Perrone”. Dopo qualche tempo ricevettero, come tutti i loro conterranei presenti presso la caserma, un alloggio presso una casa popolare nella nuova zona della città dalle parti di via Monte san Gabriele ribattezzata “Villaggio Dalmazia”, dal nome di una zona che fu un tempo italiana e che ora si divide tra Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Albania. Dopo un iniziale diffidenza da parte della popolazione, i fiumani, i dalmati e i giuliani entrarono a far parte del tessuto sociale ed economico della città, tornata in pochi anni a diventare ricca di lavoro.

Giovanni era, come tutti i bambini, innamorato del calcio e si distinse per la tecnica, il fisico e il carisma. Udovicich nel 1954 entrò nell'allora settore giovanile del Novara, con la prima squadra allora militante in Serie A. Fu notato da Ottavio Borzino durante il “Torneo dei ragazzi” organizzato da padre Aldo Mercoli, una manifestazione calcistica molto celebre dove vi prendevano parte i ragazzini della città. Approdò al Novara l'anno in cui Silvio Piola diede l'addio al calcio. Ci fu una sorta di passaggio di consegne: il recordman di reti del Novara in Serie A lasciava spazio a quello che poi diventerà il recordman di presenze in maglia azzurra.

Udovicich fu preso sotto l'ala protettrice di Luciano Marmo dopo che si era formato grazie ai tecnici Barrera e Andoardi. Con i “Ragazzi” azzurri, nella tre giorni di Salerno (29 giugno-1 luglio), “Nini” Udovicich vinse il campionato del Centro Sportivo Italiano, sconfiggendo la Salernitana in finale.

Giovanni Udovicich, come Piola, era un attaccante e da attaccante debuttò con la maglia del Novara nel match del 9 febbraio 1958 contro il Bari, valevole per la 20a giornata: 3-0 per i pugliesi e poca gloria per lui. E pensare che non doveva neanche giocare, ma alcune defezioni dei suoi compagni di squadra obbligarono mister Barrera a farlo partire verso la Puglia.

Da lì in poi cambiò ruolo, dovuto anche al fisico e alla mole: stopper, l'odierno difensore centrale. La sua prima partita nel suo ruolo “naturale” la disputò allo stadio “Cibali” di Catania il 18 maggio 1958, chiusasi sul punteggio di 0-0.

Con l'arrivo di mister Tino Facchini, “Nini” Udovicich, nella stagione 1960-1961, divenne titolare inamovibile: giocò complessivamente 18 anni consecutivi nel Novara, un record tuttora imbattuto e che difficilmente sarà superato. Era forte nella marcatura a uomo e nei colpi di testa, grazie alle sua stazza (185 cm) e alla sua magrezza.

Con il numero 5 sulla schiena (numero che ebbe anche un'altra leggenda del Novara del passato come Edmondo Mornese) “Nini” Udovicich scrisse la storia del Novara Calcio: 517 presenze totali, di cui 386 in serie cadetta. La sua ultima partita la disputò il 30 maggio 1976 contro la Ternana: usci al 71' e non entrò più in campo. Se non si fosse infortunato gravemente al ginocchio, avrebbe giocato ancora ed incrementato il suo bottino di caps. Udovicich guida la classifica dei giocatori del Novara con più presenze in campionato, davanti ad Ambrogio Baira (496 presenze totali) e Fausto Lena (352): il numero 5 di Fiume è riuscito a giocare in squadra con entrambi. Per il raggiungimento delle 500 partite, Udovicich ricevette un telegramma da parte della Juventus e di un gruppo di tifosi del Genoa di Varazze.

Era un calcio “di provincia” quello di Udovicich, dove non esisteva ancora Novarello, il campo di calcio era il “Comunale” di via Alcarotti, i giocatori di allora non erano come quelli di oggi, fisicamente soprattutto. E pensare ai suoi tempi (e a quel Novara) un brivido di nostalgia scorre lungo la schiena dei tifosi azzurri.

La sua bravura fu nota a tutti gli addetti ai lavori del tempo e molte squadre di Serie A bussarono alla porta di Francesco Plodari prima e di Santino Tarantola dopo per strappare lo stopper e portarlo nel massimo campionato nazionale. Si disse non lasciò Novara per timidezza e per la paura di far male, ma si seppe che il Novara non valutò positivamente le offerte di molte squadre di A.

Nei suoi diciotto anni novaresi, Udovicich ebbe tre presidenti (Spaini, Plodari e Tarantola) e ben tredici allenatori diversi, con cui ottenne due promozioni in Serie B nel 1964/1965 e 1969/70 (con Peppino Molina e Carletto Parola).

“Nini” Udovicich divenne anche l'idolo dei ragazzini che in quegli anni facevano la raccolta delle “figu” Panini: la sua “pelata” fece storia e tutti conobbero quel ragazzo alto, magro e “pelato” che aveva sposato la causa del Novara Calcio.

Giovanni Udovicich, oggi pensionato 78enne, è l'emblema di un calcio che non c'è più: i tempi dell'”Alcarotti”, l'eroe della difesa azzurra in coppia con Alberto Vivian, i due campionati di Serie C vinti, ma anche momenti difficili come l'illecito sportivo e la condanna alla prima retrocessione in Serie C della storia del club nella stagione 1961/1962 ed i fatti di Catanzaro del 18 aprile 1976, con il Novara che vide compromettere la corsa verso il ritorno in Serie A.

Il fatto di essere stato una bandiera (alla pari dei contemporanei Maldini, Baresi, Giggs, Totti, Zanetti e di altre legends del calcio) lo rende immortale agli occhi dei tifosi del Novara con i capelli bianchi e un personaggio sconosciuto per le nuove generazioni. Ma questi ultimi sono fortunati: basta che scrivano “Giovanni Udovicich” su un qualsiasi motore di ricerca ed ecco apparire come d'incanto migliaia di link e centinaia di foto con il lungo difensore fiumano, al lato di una formazione del Novara, con le braccia conserte e la fascia di capitano al braccio. Capitano come tanti altri immortali della storia ultracentenaria del club: da Edmondo Mornese ad Ambrogio Baira, da Silvio Piola a Raffaele Rubino, da Antonio Veschetti a Carlalberto Ludi. Nomi che hanno fatto la storia del club e che ancora oggi sono ricordati per essere stati delle bandiere.

Udovicich è il simbolo di quella “novaresità calcistica” che ora non c'è più, con l'unico cruccio di non aver mai giocato in massima serie. Ma lui, no testardo: sempre e solo Novara, orgoglio e vanto di tutta la città di San Gaudenzio. Il nome di Udovicich ha superato i confini del Novarese anche con la poesia a lui dedicata (e ad altri campionissimi del calcio nostrano) da parte del giornalista-poeta romano Fernando Acitelli con “La solitudine dell'ala destra”. Un lusso non per tutti.

Questo è stato Giovanni Udovicich, simbolo di un calcio d'altri tempi. Che per i tifosi azzurri sono sempre belli. A prescindere.

Simone Balocco

Bibliografia

AA.VV., Novara Cento avventure. E la storia continua, a cura di Gianni Romeo, Novara Calcio, DeA Printing, Novara, 2008

Gianfranco Capra, Il romanzo del Novara Calcio, Editore Novarese, Novara, 2008

Beppe Cortese – Beppe Vaccarone, Un amore lungo 90 anni. Storia del Novara Calcio, Edizioni Centrostampa, Novara, 1998

Paolo de Luca – Massimo Delzoppo – Sandro Devecchi, Un secolo azzurro. La storia del Novara Calcio attraverso personaggi ed eventi, Edizioni S.G.P, Novara, 2008